La dieta paleolitica, chiamata anche paleodieta o dieta delle caverne, ha significato ambivalente:
- dal punto di vista delle scienze paleontologiche umane intende esaminare e documentare la dieta umana nel corso dell’evoluzione delle specie e nel corso dei cambiamenti geografici, paleoclimatici e comportamentali
- dal punto di vista delle diete umane contemporanee intende riproporre un ipotetico tipo di alimentazione che caratterizzava le popolazioni umane vissute nel periodo precedente la scoperta dell’agricoltura, avvenuta circa 10.000 anni fa, diete comunque, per la scienza paleontologica non uniformabili ad una sola, coinvolgendo regimi alimentari tra i più variati.
Il Paleolitico fu il primo periodo in cui si sviluppò la tecnologia umana con l’introduzione dei primi strumenti in pietra, seguito nell’ultimo milione di anni dall’utilizzo del fuoco, poi utilizzato per la cottura degli alimenti, da parte di diverse specie di ominidi a partire da circa 2,5 milioni di anni fa, e terminando con l’introduzione dell’allevamento e dell’agricoltura.
Per oltre due milioni di anni, le specie umane trassero sostentamento da caccia, pesca e raccolta di vegetazione spontanea; a sostenere la dieta paleolitica sarebbe pertanto l’assunto, peraltro errato per la scienza moderna, che a livello genetico e fisiologico l’uomo non ha subito grossi mutamenti dal paleolitico ad ora, sebbene si sia assai evoluto dal punto di vista culturale, tecnologico e scientifico. Negli ultimi due milioni di anni, i cambiamenti genetici sono stati infatti tali da produrre una diversificata progenie di specie umane di cui una mezza dozzina afferenti al genere Australopithecus, e più di una dozzina afferenti al genere Homo.
Secondo i propugnatori della paleodieta recente, la corretta alimentazione si dovrebbe basare su cibi che erano reperibili prima dello sviluppo delle tecniche agricole, cioè su prodotti di “selvaggina” di ogni tipo, specialmentemidollo, cervella, frattaglie, sangue di mammiferi (la muscolatura, si sostiene, veniva consumata solo se non c’era altro), pesce, crostacei, rettili, vermi, bachi, insetti, uccelli, uova, bacche, frutti, miele, vegetali appena spuntati,radici, bulbi, noci, semi, eccetera.
Si dovrebbe comunque definire se si tratta di alimentazione prevalentemente di raccolta e preparazione culinaria di insetti e rettili (ramo tropicale sudamericano), di caccia e pesca eschimese o di bruchi, rettili e bulbi del ramo australiano, od altro.
Di seguito le argomentazioni di una frazione di questo movimento salutistico (secondo Dr. Loren Cordain).
Cosa mangiare
Per quanto riguarda le percentuali di macronutrienti, non vengono fissate in modo preciso (come avviene per esempio nella Dieta Zona) ma viene fornito un range: le proteine rappresentano dal 20% al 35% delle calorie, i grassidal 30% al 60% ma anche 80% o oltre per alcuni soggetti, i carboidrati dal 20% al 35% delle calorie. Ci sono sostenitori, e tra essi anche illustri nutrizionisti come il dr. Barry Groves di diete paleolitiche di sole carni e grassi animali; essi manifestano comunque ottima salute anche dopo molti anni trascorsi senza carboidrati. Le percentuali dei macronutrienti vanno riviste sostanzialmente per gli sportivi a seconda dei casi ed a seconda dello sport praticato, ma comunque sempre a favore dei carboidrati. In questi casi è consentito introdurre alimenti non paleolitici preferibilmente patate (alcalinizzanti) e, saltuariamente, cereali meglio se senza glutine, digeribili e a basso indice glicemico come il riso basmati, anche se in linea con i principi della dieta si può usare il miele in sostituzione di patate e cereali. Anche la pratica di germogliare i cereali e i legumi, può essere presa in considerazione, in modo da ridurre drasticamente gli antinutrientri presenti; in questo caso non si parla più di semenze ma di vere e proprie verdure, ricche in amido predigerito e con un contenuto di antinutrienti nettamente abbattuto, tra i quali specialmente l’acido fitico, che tende a sottrarre minerali dal lume intestinale e a provocarne gravi deficienze.
Cosa non mangiare
Tutto quanto non era disponibile nel Paleolitico e che dunque risulta estraneo al genoma dell’uomo, quindi: i cereali e i loro derivati, i legumi (compresa la soia), il latte e i suoi derivati. Tra le bevande sono da eliminare tutte quelle contenenti zuccheri aggiunti, coloranti e additivi, mentre sono utilizzabili il tè, gli infusi in genere e i frullati e centrifugati di frutta e verdura. Il vino e l’aceto, anche non essendo alimenti paleo, sono tollerati se assunti in quantità moderate e saltuariamente. È raccomandato ridurre o eliminare il sale da cucina, sebbene al fine di garantire una aderenza alla dieta sul lungo periodo questa indicazione viene messa in secondo piano rispetto alle linee guida principali.
Vanno eliminati anche gli oli di mais e di semi e la margarina: i primi poiché ricchi di acidi grassi omega-6, che hanno effetto infiammatorio, la seconda perché è costituita da grassi idrogenati, molto pericolosi per la salute.
Punti di forza
- Seguendo il modello paleolitico si introducono con l’alimentazione elevate quantità di vitamine e cofattori vitaminici, minerali, antiossidanti, contenuti nella frutta, nella verdura e nelle carni.
- Inoltre, l’eliminazione degli oli di semi e il consumo abituale di pesce azzurro permette di raggiungere il giusto equilibrio tra acidi grassi omega-3 ed omega-6, sebbene appaia molto difficile oggigiorno, vista la difficoltà di procurarsi carne selvatica, ottenere il rapporto ideale tra omega-3 ed omega-6 senza ricorrere all’uso di integratori: si calcola infatti che nel Paleolitico tale rapporto fosse 1:1.
- L’abbondante consumo di verdura e frutta e l’esclusione di cereali e latticini apporta benefici in quanto produce nel corpo un ambiente alcalino, con effetti protettivi per le ossa e la salute in genere.
ATTENZIONE: Consulta sempre un medico prima di iniziare qualsiasi dieta